I fondi del PNRR sono la grande opportunità delle amministrazioni locali per sviluppare progetti che portino benefici a lungo termine, ben oltre l’orizzonte temporale e gli investimenti previsti dal piano. La rigenerazione dei territori è un bisogno che si è reso sempre più evidente in questi anni, spinto soprattutto dalla necessità di trovare soluzioni più sostenibili di muoversi nel contesto urbano. Ripensare alla città non è una prerogativa solo di metropoli come Roma e Milano, ma uno sforzo necessario anche per i centri urbani di medie dimensioni.
Jesolo, cuore del turismo nel nord Adriatico, ha colto questa opportunità e sta pensando ad un piano per affrontare le sfide dei prossimi trent’anni. Non solo erosione della costa, ma anche mobilità lenta e sviluppo di una rete urbana capace di accogliere i nuovi abitanti della città. Oltre ai 26 mila residenti, Jesolo accoglie un flusso di vacanzieri enorme, che raggiunge anche le 500 mila unità nel momento di alta stagione. Non solo turisti, ma anche pendolari e proprietari di seconde case che sempre più scelgono di vivere il mare tutto l’anno.
Il Comune, per integrare la sua crescita economica, sociale e ambientale, si è affidato ad Arcadis, multinazionale leader nella rigenerazione urbana, che vanta fra i numerosi progetti a livello internazionale e nazionale l’iconica riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano e altri interventi nei centri di Monza, Paullo, Laveno e Mondovì.
Carlo Masseroli, City Executive di Arcadis Italia ed ex assessore allo sviluppo del territorio di Milano, commenta il progetto di Masterplan Jesolo 2050.
Perché sviluppare un progetto di rigenerazione urbana?
Tutte le città si sviluppano all’interno di un piano urbanistico che definisce regole generali, ma non in grado di incidere a livello di quartiere e gestire in maniera sistematica e sinergica i piani attuativi gestiti dai singoli sviluppatori. È dunque necessario uno strumento intermedio nelle mani pubbliche a cui diamo il nome di progettazione intermedia.
Cosa si intende per progettazione intermedia?
È uno strumento urbanistico agile e non codificato, che serve ad intervenire sulle strutture del tessuto urbano e risponde all’esigenza di ravvivare i quartieri, dotarli di servizi, renderli attrattivi, sicuri, vitali. Una volta che il soggetto pubblico individua gli obiettivi non può che trovare nell’investitore privato il suo massimo alleato. Ne è un esempio il lavoro che stiamo facendo a Bergamo nel comparto ex Gres.
Come può inserirsi il privato nel processo di rinnovamento pubblico delle città?
Le città si sono dimostrate estremamente resilienti nella gestione della pandemia, diventando il luogo in cui sono nate iniziative di solidarietà, servizi innovativi, e in cui si è rapidamente iniziato a riflettere su un futuro post-Covid, che ha ulteriormente messo in discussione i vecchi modelli di sviluppo che erano in crisi già da tempo.
Per adeguare gli spazi urbani alle nuove necessità sono necessari interventi che diano valore alla ricerca di connessione dei suoi abitanti, e in questo la sinergia di pubblico e privato è la chiave. Sfruttando quindi un documento comune, il masterplan, da una parte il pubblico crea una rete di servizi e sviluppa spazi e infrastrutture che ospitano le relazioni umane ed economiche; dall’altra il privato opera su progetti che attirano e incentivano gli investimenti a livello continuativo e multidimensionale. È lo sviluppatore, infatti, che di solito propone all’amministrazione un progetto di rigenerazione di una propria area. L’amministrazione non sempre è pronta a sfruttare l’occasione utilizzando gli oneri di urbanizzazione in un’ottica di massimizzazione dell’interesse collettivo.
Si può obiettare che Jesolo non è una grande città al pari di Milano o Roma. Perché quindi sviluppare un piano di questo tipo?
Jesolo è un tassello fondamentale del sistema metropolitano veneto: è l’unica città di mare in una regione che ha probabilmente la più grande varietà di paesaggi urbani e naturali in Europa condensati in uno spazio molto ristretto. Jesolo rappresenta la spiaggia della Città Veneto, il luogo dove gli abitanti di Verona, Padova o Treviso hanno trovato rifugio durante la pandemia. Questo cambio di abitudine ha trasformato Jesolo in una città da vivere a 360, tutto l’anno. Ma perché questo modello funzioni, le dotazioni di servizi e le infrastrutture si devono adattare e i fenomeni urbani vanno affrontati con un nuovo sguardo e la giusta scala.
Il fenomeno appena descritto, però, è capitato in altre città italiane. Come possono altri centri urbani affrontare non solo i cambiamenti della pandemia, ma anche quelli ambientali?
La rigenerazione urbana è un processo cucito su misura, che prevede sempre un lavoro di squadra in cui operano esperti e attori locali. Come nel caso di Jesolo, il progetto è frutto della collaborazione di realtà con una solida esperienza, quali Arcadis Italia, LAND e Decisio, e di attori con un’ampia conoscenza del territorio, come lo studio Terre di Venezia. Insieme è possibile analizzare appieno il contesto in tutti i suoi aspetti e le sue sfumature per dar vita ad una soluzione che rispetti la storia e la tradizione del luogo, integrando sostenibilità e resilienza.
Amministrazioni come Monza, Paullo, Laveno e Mondovì ci hanno già scelto per accompagnarle in questo percorso. È loro il compito di considerare gli scenari a lungo termine che si presentano loro e coinvolgere i privati per dare forma ad un futuro a misura di cittadino.
